venerdì 15 luglio 2011

Demetra, dea delle messi, nutrice e madre (1: profilo mitologico)

Demetra - disegno di AnnaGrazia Ogier
Inizia oggi una serie di post dedicati all'approfondimento delle Dee come Archetipi psicologici.
Demetra (prima parte: Profilo Mitologico)
(di Sandra Muzzi)
Demetra, dea delle messi, presiedeva all’abbondanza dei raccolti. I romani la conoscevano come Cerere, da cui la parola cereale.
Nell’Inno a Demetra veniva descritta come “quella temibile dea dagli splendidi capelli e dalla spada d’oro”, (probabilmente un’immagine poetica per indicare il covone di grano maturo che era il suo simbolo principale). Veniva raffigurata come una bellissima donna dai capelli d’oro, vestita di blu o, soprattutto nella scultura, come una figura matronale seduta.


Parte del nome di Demetra, meter, sembra significare “madre”, ma non è affatto chiaro a che cosa si riferisca il de, o il più antico da. Veniva venerata come una dea madre, in particolare madre delle messi e della fanciulla Persefone (la romana Proserpina).
La vita di Demetra  ebbe inizio allo stesso modo funesto di quella di Era: fu la secondogenita di Rea e Crono e la seconda a essere da lui inghiottita.
Fu la quarta consorte regale di Zeus (Giove), che le era pure fratello, precedendo Era che fu la settima e ultima. Dall’unione di Zeus e Demetra nacque una sola figlia, Persefone, a cui Demetra era legata sia nel mito che nel culto.

Demetra (Musei Vaticani, Roma)

La storia di Demetra e Persefone, splendidamente narrata nel lungo Inno a Demetra, si incentra sulla reazione di Demetra al rapimento di Persefone da parte di suo fratello Ade, dio degli Inferi.
Il mito di Demetra e Persefone divenne il fondamento dei Misteri Eleusini, che per più di duemila anni furono i più sacri e i più importanti rituali religiosi dell’antica Grecia, un culto a cui fu posta fine nel V secolo d.C., con la distruzione del santuario di Eleusi da parte degli invasori Goti.

IL RATTO DI PERSEFONE
Persefone stava cogliendo fiori su un prato con le sue compagne, quando venne attratta da un narciso di straordinaria bellezza. Quando si fu avvicinata per coglierlo, il suolo le si spalancò davanti. Dalle profondità della terra emerse Ade sul suo carro d’oro tirato da neri cavalli, l’afferrò e sprofondò nuovamente nell’abisso, veloce come ne era venuto; Persefone lottò e gridò perché Zeus la soccorresse, ma non le giunse alcun aiuto.
Demetra udì l’eco delle grida di Persefone e accorse a cercarla. Cercò la figlia rapita per nove giorni e nove notti, per tutto il mare e tutta la terra. In quella ricerca disperata non si fermò né per mangiare né per dormire né per lavarsi.

All’alba del decimo giorno, Demetra incontrò Ecate, dea della luna nera e dei crocicchi, che le suggerì di recarsi con lei da Elio, dio del sole (una divinità della natura che condivideva questo appellativo con Apollo). Elio disse loro che Ade aveva rapito Persefone e l’aveva portata nel mondo sotterraneo per farla sua sposa contro la volontà di lei. Inoltre disse che il rapimento e la violenza da lei subiti erano stati ratificati da Zeus. Consigliò pertanto a Demetra di smettere di piangere e di accettare l’accaduto: dopo tutto Ade non era un genero da disdegnare.
Demetra rifiutò il consiglio. Ora, insieme al dolore, sentiva l’oltraggio e il tradimento di Zeus. Abbandonò l’Olimpo, si travestì da vecchia e andò vagando, irriconoscibile, per le città e le campagne .... omissis ..... rifiutando di adempiere alla propria funzione di dea delle messi. La conseguenza fu che niente poteva crescere e niente poteva nascere. La carestia minacciava di distruggere la razza umana, privando le divinità dell’Olimpo di offerte e sacrifici. Alla fine Zeus se ne accorse, dapprima inviò la sua messaggera Iride a implorare Demetra di tornare, poi, dal momento che lei non si lasciava commuovere, ogni divinità a turno si recò a trovarla, portandole doni e onorificenze. A ciascuno di loro la furibonda Demetra rese noto che non avrebbe rimesso piede sull’Olimpo, né consentito che niente crescesse, fino a quando Persefone non le fosse restituita.
Alla fine Zeus reagì, mandò Ermes, messaggero degli dei, da Ade, ordinandogli di restituire Persefone in modo che “la madre, vedendola con i propri  occhi, abbandonasse la collera”. Ermes si recò nel mondo degli inferi, dove trovò Ade seduto su un trono e accanto a lui Persefone, profondamente triste.

Il ritorno di Persefone (Frederic Leighton, 1891)

All’udire che era libera di andarsene, la giovane dea si rallegrò e balzò in piedi con gioia per seguire Ermes, ma prima Ade le diede alcuni semi di melograno che lei mangiò.
Ermes prese il carro di Ade per riportare Persefone dalla madre. Quando la vide, la dea corse ad abbracciare la figlia e si informò con ansia se avesse mangiato qualcosa nel mondo degli inferi. Se così non fosse stato le sarebbe stata restituita per sempre, ma poiché aveva mangiato i semi di melograno avrebbe trascorso due terzi dell’anno con Demetra e la rimanente parte nel mondo sotterraneo di Ade.

Dopo che madre e figlia si furono riunite, Demetra restituì fertilità e crescita alla terra. Quindi istituì i Misteri Eleusini, quelle cerimonie religiose che ispiravano timore reverenziale e che agli iniziati era proibito rivelare, grazie a cui i mortali ebbero una ragione per vivere nella gioia e morire senza temere la morte.

Nota Bibliografica:
- mi sono ispirata a "Le dee dentro la donna" di Jean S. Bolen
- le mie conoscenze sul Voice Dialogue derivano dagli insegnamenti della D.ssa Franca Errani, dai cui scritti ho tratto spunti per la "lettura delle Dee tramite il Voice Dialogue", nonchè dai seguenti testi di Hal e Sidra Stone: "Il Dialogo delle voci, conoscere e integrare i nostri sé nascosti", ed. Amrita; "Il critico interiore, come trasformarlo in un potente alleato", ed. Gruppo Futura; "Tu ed io, incontro, scontro e crescita nelle relazioni", ed. MIR

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