Disegno di AnnaGrazia Ogier |
Continua la serie di post dedicati all'approfondimento delle Dee come Archetipi psicologici.
Artemide - prima parte: il profilo mitologico
(di Sandra Muzzi)
Artemide - prima parte: il profilo mitologico
(di Sandra Muzzi)
Artemide, che i romani chiamavano Diana, era la dea della caccia e della luna.
Slanciata e incantevole figlia di Zeus e di Leto, vagabondava nel folto della foresta per montagne, prati e radure, con il suo stuolo di ninfe e i suoi cani da caccia. Vestita di una corta tunica, armata di un arco d’argento, una faretra colma di frecce sulla spalla, tirava con l’arco con mira infallibile.
Come dea della luna viene rappresentata anche nell’atto di portare luce, con in mano una torcia o con il capo circondato dalla luna e dalle stelle.
Come dea della vita selvaggia, e in particolare dei piccoli animali, veniva associata a molti animali selvatici, simbolo delle sue qualità: il cervo, la daina, la quaglia, che hanno tutti in comune con la dea una natura sfuggente. La leonessa era il simbolo della sua regalità e della sua abilità di cacciatrice, e l’orso feroce rappresentava il suo aspetto distruttivo. L’orso era anche un degno simbolo del suo ruolo di protettrice dei piccoli (in Grecia, le fanciulle consacrate ad Artemide e poste sotto la sua protezione, durante la fase preadolescenziale, erano dette arktoi, o orse). Era poi associata anche al cavallo selvatico, che girava libero con i suoi compagni, come Artemide con le sue ninfe.
Come dea della vita selvaggia, e in particolare dei piccoli animali, veniva associata a molti animali selvatici, simbolo delle sue qualità: il cervo, la daina, la quaglia, che hanno tutti in comune con la dea una natura sfuggente. La leonessa era il simbolo della sua regalità e della sua abilità di cacciatrice, e l’orso feroce rappresentava il suo aspetto distruttivo. L’orso era anche un degno simbolo del suo ruolo di protettrice dei piccoli (in Grecia, le fanciulle consacrate ad Artemide e poste sotto la sua protezione, durante la fase preadolescenziale, erano dette arktoi, o orse). Era poi associata anche al cavallo selvatico, che girava libero con i suoi compagni, come Artemide con le sue ninfe.
copia romana di una statua greca di bronzo attribuito a Leocare |
Artemide era la sorella gemella di Apollo, dio del sole, nata prima di lui. La madre Leto (Latona per i romani) era una divinità della natura, figlia di due Titani, il padre era Zeus, re dell’Olimpo.
Quando venne il tempo per Leto di dare alla luce i suoi figli, sorsero grandi ostacoli. Ovunque si rivolgesse era infatti sgradita, perché tutti temevano la collera vendicativa di Era, moglie legittima di Zeus. Trovò finalmente rifugio sulla desolata isola di Delo, e diede alla luce Artemide che, appena nata, l’aiutò nel lungo travaglio e difficile parto di Apollo. Per nove giorni e nove notti Leto soffrì dolori atroci a causa degli sforzi vendicativi di Era. Artemide, che fu la levatrice di sua madre, venne quindi considerata anche la dea del parto. Le donne si rivolgevano a lei come “soccorritrice nel dolore, lei che dal dolore non viene sfiorata”. La pregavano di porre fine al loro travaglio o facendo nascere il bambino o dando loro “una morte dolce” con le sue frecce.
Quando venne il tempo per Leto di dare alla luce i suoi figli, sorsero grandi ostacoli. Ovunque si rivolgesse era infatti sgradita, perché tutti temevano la collera vendicativa di Era, moglie legittima di Zeus. Trovò finalmente rifugio sulla desolata isola di Delo, e diede alla luce Artemide che, appena nata, l’aiutò nel lungo travaglio e difficile parto di Apollo. Per nove giorni e nove notti Leto soffrì dolori atroci a causa degli sforzi vendicativi di Era. Artemide, che fu la levatrice di sua madre, venne quindi considerata anche la dea del parto. Le donne si rivolgevano a lei come “soccorritrice nel dolore, lei che dal dolore non viene sfiorata”. La pregavano di porre fine al loro travaglio o facendo nascere il bambino o dando loro “una morte dolce” con le sue frecce.
Quando Artemide compì tre anni, Leto la portò sull’Olimpo per mostrarla a Zeus e alla sua divina parentela. Nell’Inno ad Artemide il poeta Callimaco la descrive seduta sulle ginocchia di suo padre, che estatico “si chinava su di lei e la carezzava dicendo: "Quando le dee mi portano figlie come questa, la collera della gelosa Era mi turba assai poco. Figlioletta mia, avrai tutto ciò che desideri".
Artemide chiese arco e frecce, una muta di cani con cui andare a caccia, ninfe che l’accompagnassero, una tunica abbastanza corta per correre, montagne e terre selvagge come luoghi tutti suoi e castità eterna: tutte cose che il padre le concesse, con in più il privilegio di poter fare personalmente le sue scelte.
Nei miti che la riguardano, Artemide agiva in maniera rapida e decisa per portare protezione e soccorso a chi si rivolgeva a lei chiedendo aiuto ed era altrettanto rapida nel punire chi la offendeva.
Benché conosciuta come dea della caccia, Artemide era anche dea della luna.
Si sentiva a suo agio alla notte, quando vagabondava nel suo regno selvaggio alla luce del pianeta o di una torcia. Nelle sue sembianze di dea della luna era collegata a Selene e ad Ecate, e insieme erano considerate una trinità lunare: Selene aveva potere in cielo, Artemide in terra, Ecate nell’arcano e misterioso regno sotterraneo.
Benché conosciuta come dea della caccia, Artemide era anche dea della luna.
Si sentiva a suo agio alla notte, quando vagabondava nel suo regno selvaggio alla luce del pianeta o di una torcia. Nelle sue sembianze di dea della luna era collegata a Selene e ad Ecate, e insieme erano considerate una trinità lunare: Selene aveva potere in cielo, Artemide in terra, Ecate nell’arcano e misterioso regno sotterraneo.
Nota Bibliografica:
- mi sono ispirata a Le dee dentro la donna di Jean S. Bolen
- le mie conoscenze sul Voice Dialogue derivano dagli insegnamenti della D.ssa Franca Errani, dai cui scritti ho tratto spunti per la "lettura delle Dee tramite il Voice Dialogue", nonchè dai seguenti testi di Hal e Sidra Stone: Il Dialogo delle voci, conoscere e integrare i nostri sé nascosti, ed. Amrita; Il critico interiore, come trasformarlo in un potente alleato, ed. Gruppo Futura; Tu ed io, incontro, scontro e crescita nelle relazioni, ed. MIR
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