domenica 4 settembre 2011

Estia: dea del focolare e del tempio (1: profilo mitologico)

Disegno di AnnaGrazia Ogier

Continua la serie di post dedicati all'approfondimento delle Dee come Archetipi psicologici.
Estia - parte prima: profilo mitologico
(di Sandra Muzzi)

Estia era la dea del focolare, o più precisamente, del fuoco che arde su un focolare rotondo
E’ la meno nota fra le divinità dell’Olimpo: insieme alla equivalente divinità romana, Vesta, non fu mai rappresentata da pittori e scultori con sembianze umane, ma la sua presenza si avvertiva nella fiamma viva, posta al centro della casa, del tempio e della città. Il simbolo di Estia era un cerchio. I suoi primi focolari erano rotondi e così i suoi templi. Né abitazione né tempio erano consacrati fino a che non vi aveva fatto ingresso Estia, che, con la sua presenza, rendeva sacro ogni edificio
Era una presenza avvertita a livello spirituale come fuoco sacro che forniva illuminazione, tepore e calore necessari a cuocere il cibo.


Estia in un'illustrazione su un vaso greco del 5° sec. a.C. ca.

Estia era la primogenita di Rea e di Crono, e quindi sorella maggiore degli dei dell'Olimpo della prima generazione e zia nubile di quelli della seconda. Per diritto di nascita era una delle dodici maggiori divinità dell'Olimpo, dove tuttavia non abitava, cosicchè non protestò quando Dioniso, dio del vino, crebbe d'importanza e la sostituì nella cerchia dei dodici. Poiché non si coinvolse nelle storie d’amore e di guerra che hanno tanta parte nella mitologia greca, è la meno conosciuta fra le divinità greche più importanti. Era tuttavia tenuta in grande onore e a lei venivano destinate le offerte migliori che i mortali presentavano agli dei.
La breve mitologia di Estia è riferita in tre inni omerici. Viene descritta come “la venerabile vergine Estia”, una delle tre dee che Afrodite non riesce a sottomettere, a persuadere, a sedurre o anche soltanto a “risvegliare a un piacevole desiderio”.
Afrodite fece sì che Poseidone (dio del mare) e Apollo (dio del sole) si innamorassero di Estia. La desideravano entrambi, ma lei rifiutò fermamente, facendo solenne giuramento di rimanere per sempre vergine. Quindi, come spiega l’Inno ad Afrodite, “Zeus, in luogo del dono di nozze, le concesse uno splendido privilegio: la pose al centro della casa, destinataria delle offerte migliori. Riceve onore nei templi degli altri dei ed è una divinità onorata da tutti i mortali”. I due inni omerici dedicati a Estia sono invocazioni che la invitano a entrare nella casa o nel tempio.
RITUALI  E  CULTO
A differenza delle altre divinità, Estia non era nota per i miti e le rappresentazioni che la riguardavano: la sua importanza stava nei rituali simboleggiati dal fuoco. Perché la casa diventasse un focolare, era necessaria la sua presenza. Quando una coppia si sposava, la madre della sposa accendeva una torcia sul proprio focolare domestico e la portava agli sposi, nella nuova casa, perché accendessero il loro primo focolare. Questo atto consacrava la nuova dimora.
Dopo la nascita di un figlio, aveva luogo un secondo rituale estiano. Quando il neonato aveva cinque giorni, veniva fatto girare intorno al focolare, come simbolo della sua ammissione nella famiglia. Quindi seguiva un sacro banchetto festivo.
Allo stesso modo, ogni città-stato greca, nell’edificio principale, aveva un focolare comune dove ardeva un fuoco sacro. Qui erano ricevuti ufficialmente gli ospiti. E in ogni nuova comunità che veniva fondata si portava il fuoco sacro dalla città di origine per accenderlo nella nuova.
Così, ogni volta che una coppia o una comunità si accingevano a fondare una nuova sede, Estia li seguiva come fuoco sacro, collegando la vecchia residenza con la nuova, forse come simbolo di continuità e di interdipendenza, di coscienza condivisa e d’identità comune.
Più tardi a Roma, Estia fu venerata come la dea Vesta. Qui il suo fuoco sacro univa tutti i cittadini in un’unica famiglia. Nei templi veniva custodito dalle Vestali, che dovevano incarnare la verginità e l’anonimato della dea. In un certo senso, ne erano la rappresentazione umana, sue immagini viventi, al di là di ogni raffigurazione scolpita o pittorica.
Giacomo Caneva, Il tempio di Vesta a Roma

Estia compariva spesso insieme a Ermes, che i romani chiamavano Mercurio, messaggero degli dei, dio loquace e astuto, protettore e guida dei viaggiatori, dio della parola e patrono dei mercanti e dei ladri. La prima sua effigie fu una pietra a forma di colonna, chiamata erma. Nelle case, il focolare rotondo di Estia era posto all’interno, mentre il pilastro fallico di Ermes si trovava sulla soglia. Il fuoco di Estia provvedeva calore e santificava la dimora, mentre Ermes rimaneva sulla soglia  a portare fertilità e a tenere lontano il male. Anche nei templi queste due divinità erano legate l’una all’altra. A Roma, ad esempio, il santuario di Mercurio si ergeva a destra dei gradini che portavano al tempio di Estia.

Così, nelle dimore e nei templi, Estia ed Ermes erano insieme ma separati. Ciascuno dei due svolgeva una funzione distinta e preziosa. Estia provvedeva il luogo sacro dove la famiglia si riuniva insieme, il luogo dove fare ritorno a  casa. Ermes dava protezione sulla soglia della porta ed era guida e compagno nel mondo, dove la comunicazione, la capacità di orientarsi, l’intelligenza e la buona fortuna sono tutti elementi assai importanti.

Nota Bibliografica:
- mi sono ispirata a Le dee dentro la donna di Jean S. Bolen
- le mie conoscenze sul Voice Dialogue derivano dagli insegnamenti della D.ssa Franca Errani, dai cui scritti ho tratto spunti per la "lettura delle Dee tramite il Voice Dialogue", nonchè dai seguenti testi di Hal e Sidra Stone: Il Dialogo delle voci, conoscere e integrare i nostri sé nascosti, ed. Amrita; Il critico interiore, come trasformarlo in un potente alleato, ed. Gruppo Futura; Tu ed io, incontro, scontro e crescita nelle relazioni, ed. MIR 

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