giovedì 22 settembre 2011

Era: dea del matrimonio (1: profilo mitologico)

Era Campana, statua di marmo del II° sec. a.C. (Louvre, Parigi)
Continua la serie di post dedicati all'approfondimento delle Dee come Archetipi psicologici.
Era - parte prima: il profilo mitologico
(di Sandra Muzzi)

La maestosa, regale, splendida Era, che i romani conoscono come Giunone, era la dea del matrimonio. 
Fu la consorte di Zeus (Giove), divinità suprema dell’Olimpo che regnava sui cieli e la terra. 
Si pensa che il suo nome significhi “Grande Signora”, forma femminile della  parola greca heros (eroe). I poeti greci ne parlano come della “dea dall’occhio bovino”, per decantare i suoi occhi grandi e bellissimi. I suoi simboli erano la mucca, la Via Lattea, il giglio, l’iridiscente coda del pavone “tutta occhi”, simbolo della vigilanza che le era tipica. La mucca sacra fu l’immagine a lungo associata alla Grande Madre come dispensatrice di nutrimento, mentre la Via Lattea (o Galassia, dal greco gala, latte), riflette la credenza, precedente all’apparire delle divinità dell’Olimpo, che la Via Lattea provenisse dalle mammelle della Grande Dea come Regina del Cielo. 
Questa concezione è poi entrata a far parte della mitologia di Era: quando il latte le sgorgò dal seno, si formò la Via Lattea. Le gocce che caddero sulla terra divennero gigli, fiori che stanno a simbolizzare un’altra credenza pre-ellenica sul potere autofertilizzante dei genitali femminili. I simboli di Era (e i suoi conflitti con Zeus) riflettono il potere che aveva una volta come Grande  Dea, il cui culto fu anteriore a quello di Zeus. Nella mitologia greca Era aveva due aspetti contrastanti: era solennemente onorata e venerata nei rituali come potente dea del matrimonio e veniva denigrata come bisbetica, litigiosa, vendicativa e gelosa.

L'origine della Via Lattea, vista da Tintoretto (1575)

Figlia di Rea e di Crono, Era fu inghiottita dal padre appena nata, come accadde a quattro dei suoi fratelli. Quando emerse dalla cattività nel corpo di Crono era già fanciulla e venne affidata alle cure di due divinità della natura, che furono come due anziani genitori adottivi di alto lignaggio.

Era divenne una dea bellissima. Attirò su di sé l’occhio di Zeus, che a quell’epoca aveva spodestato Crono e i Titani, diventando il signore degli dei. (Non importa che fosse suo fratello: gli dei dell’Olimpo, quanto a rapporti, avevano regole, o mancanza di regole, tutte loro). Per avvicinarsi alla virginea fanciulla, Zeus si trasformò in un tenero e tremante uccellino, che la impietosì. Per riscaldare quella creatura infreddolita se lo pose sul seno. Zeus abbandonò allora il travestimento, riprese l’aspetto maschile e cercò di prenderla con la forza, ma senza successo. Lei resistette alle profferte amorose finchè lui non promise di sposarla. Si dice che la luna di miele sia durata trecento anni.
Quando la luna di miele finì era proprio tutto finito. Zeus tornò alle sue abitudini promiscue di prima del matrimonio (prima di sposare Era aveva avuto sei diverse consorti e molti figli). Tante e tante volte le fu infedele, suscitando la gelosia vendicativa della consorte tradita. Ma il furore di Era non si rivolgeva contro il marito, bensì contro “l’altra” (che il più delle volte era stata sedotta, violentata o ingannata da lui), contro i figli concepiti da Zeus, o contro testimoni innocenti.
La dea era oltraggiata dalle molte storie amorose di Zeus, che disonorava il matrimonio per lei sacro e le dava ulteriore dolore favorendo i figli avuti da altre donne. Per colmo di ingiuria, Zeus diede vita da solo alla figlia Atena, dea della saggezza, dimostrando di non aver bisogno della moglie neanche per questa funzione. 

Era ebbe molti figli. Reagendo alla nascita di Atena in stile “occhio per occhio, dente per dente”, decise di generare da sola un figlio e concepì Efesto, dio del fuoco. Ma quando egli nacque con un piede storto – un figlio imperfetto, a differenza della perfetta Atena – lo rifiutò e lo scaraventò giù dall’Olimpo. Stando ad alcune narrazioni, Era fu anche l’unica genitrice di Tifeo, un mostro disumano e distruttivo, spaventoso e malefico. Anche Ares, dio della guerra, era figlio di Era e di Zeus, ma Zeus lo disprezzava perché nell’incandescenza della battaglia perdeva la testa.

A ogni nuova umiliazione, Era reagiva in genere passando all’azione, ma collera e vendetta non erano le sole reazioni: a volte se ne andava.. I miti parlano delle sue peregrinazioni fino ai confini della terra e del mare, durante le quali si avvolgeva nella più profonda cupezza. Uno di questi miti narra il ritorno della dea alle montagne dove aveva trascorso i giorni di una giovinezza felice. Quando Zeus vide che non intendeva tornare, cercò di risvegliare in lei la gelosia annunciandole che stava per sposare una principessa del luogo. Organizzò quindi una finta cerimonia, in cui la sposa era una statua. Questo scherzo divertì Era che lo perdonò e fece ritorno all’Olimpo.

Benchè la mitologia greca metta in risalto le umiliazioni e le vendette di Era, nel culto a lei tributato era invece molto rispettata. Nei rituali le venivano dati tre appellativi, in relazione a tre santuari dove la si venerava durante l’anno. A primavera la si onorava come Era Parthenos (Era la fanciulla o la vergine). In estate e in autunno la si celebrava come Era Teleia (Era la Perfetta o la Realizzata) , e in inverno diventava Era Chera (Era la Vedova).
Questi tre aspetti corrispondevano ai tre stadi della vita della donna, rappresentati in rituali diversi.

Nota Bibliografica:
- mi sono ispirata a Le dee dentro la donna di Jean S. Bolen
- le mie conoscenze sul Voice Dialogue derivano dagli insegnamenti della D.ssa Franca Errani, dai cui scritti ho tratto spunti per la "lettura delle Dee tramite il Voice Dialogue", nonchè dai seguenti testi di Hal e Sidra Stone: Il Dialogo delle voci, conoscere e integrare i nostri sé nascosti, ed. Amrita; Il critico interiore, come trasformarlo in un potente alleato, ed. Gruppo Futura; Tu ed io, incontro, scontro e crescita nelle relazioni, ed. MIR

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